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Storia, Arte e Poesia by Giovanni Morra

ALLA RICERCA DELLA BASILICA PERDUTA - Giovanni Morra

18-02-2025 17:31

Giovanni Morra

AMBIENTE,

ALLA RICERCA DELLA BASILICA PERDUTA - Giovanni Morra

Ma dove possiamo ipotizzare che si trovasse l'antica chiesa di San Giovanni Evangelista, descritta nel 1592 dal vescovo Pietro Ursino durante la sua visita ....

Et quid amabo nisi quod aenigma est?” (G. De Chirico)

Nell'articolo precedente è stata presa in considerazione la configurazione generale del Centro storico di Teverola. Ora, tornando alla visione della planimetria della prima metà del XIX secolo, cerchiamo di osservare con maggior dettaglio la conformazione degli spazi urbani come apparivano all'epoca.

Per ora, mi concentrerò sull'area che da sempre è considerata il cuore pulsante del paese: quella che comprende la chiesa, il palazzo baronale e lo spazio antistante che i gli abitanti di Teverola chiamano da tempo immemorabile "L'are(a d)o' palazzo".

Vorrei focalizzare l'attenzione su una particolarità sorprendente rispetto alla situazione attuale. Riguarda l'angolo della piazza dove ora si trova l'ufficio postale. È evidente nella mappa che in quel punto non c'erano edifici, e l'area di pertinenza della parrocchia non si limitava al piccolo sagrato antistante la chiesa, dove da ragazzini giocavamo a pallone, ma comprendeva l'intero angolo tra via Garibaldi e via Cavour, estendendosi oltre la linea di proiezione della Regina.

Nella planimetria si possono chiaramente distinguere le delimitazioni dello spazio e gli edifici presenti al suo interno. Uno di particolare rilevanza, con una forma rettangolare allungata, sembra occupare approssimativamente la stessa posizione dell'attuale chiesa, sebbene abbia minore larghezza. Questo si evince dalle foto 1 e 2 che sono molto esplicative: osservandole contemporaneamente, si nota come la distanza tra la chiesa e l'edificio alla sua destra sia inferiore a quella che c'era in passato tra lo stesso edificio e l'antica struttura riportata nella planimetria.

Ciò ci porta a pensare che l'attuale chiesa sia stata costruita sulla base dell'edificio preesistente, inglobando, presumibilmente, qualche sua parte strutturale ed estendendo la larghezza verso nord-ovest.

Inoltre, per fare sì che la facciata fosse rivolta più verso la strada che verso il fabbricato a lato, è stata data una leggera rotazione in senso orario alla nuova pianta, prendendo come punto fermo l'angolo anteriore sinistro del corpo preesistente. Per lo stesso motivo, è stata indotta un'altra leggera rotazione soltanto alla facciata che, grazie a questi artifici, appare molto più prospiciente alla strada.

La decisione di utilizzare parti di strutture preesistenti o, forse, solo le basi di appoggio, potrebbe essere stata determinata da motivi economici o dalla necessità di accelerare i tempi di costruzione. Tuttavia, la scelta, come abbiamo visto, ha comportato adattamenti funzionali e strutturali che hanno generato delle forzature formali e stilistiche evidenti a chiunque si trovi all'interno della chiesa.

L'anomalia che risalta maggiormente agli occhi riguarda la disposizione non ortogonale dei muri trasversali rispetto a quelli longitudinali, imputabile alla doppia rotazione apportata a una parte delle strutture mentre si lasciava inalterata quella restante. Alla fine si è ottenuta una pianta dell'edificio sghemba anziché rettangolare. Inoltre, l'asse longitudinale dell'edificio ha una direzione obliqua rispetto alla strada antistante, il che risulta difficile da comprendere considerando lo spazio disponibile. Tutto ciò appare strano e inspiegabile se non si fa riferimento ai fattori contingenti e inevitabili che hanno influenzato le scelte progettuali.

Ma dove possiamo ipotizzare che si trovasse l'antica chiesa di San Giovanni Evangelista, descritta nel 1592 dal vescovo Pietro Ursino durante la sua visita pastorale a Teverola? Potrebbe essere stato quel corpo di fabbrica riportato nella planimetria e successivamente ampliato? No, di certo, poiché per la sua limitata ampiezza sarebbe stato inadeguato. Allora cerchiamo di formulare un'ipotesi più convincente basandoci su altri indizi o tracce che possiamo rilevare.

Se analizziamo con attenzione la planimetria, noteremo che nell'area occupata dalla vecchia parrocchia all'angolo tra via Garibaldi e via Cavour è presente il simbolo di una croce davanti all'edificio preesistente più volte menzionato, ed una linea perimetrale che delimita lo spazio intorno ad essa. Questa croce ha il braccio lungo diretto ortogonalmente all'edificio e approssimativamente coincide con la bisettrice dell'angolo tra le due strade.

Secondo la simbologia convenzionale, la presenza e la disposizione della croce indicano che in quel luogo si trovava una chiesa cristiana, con la facciata rivolta verso sud-est, inclinata di 45 gradi rispetto al Palazzo. Questa posizione permetteva alla chiesa di essere visibile sia da via Garibaldi che da via Cavour. L'indicazione di tale simbolo in quel punto può essere riferita solo all'antica basilica. Mi permetto di attribuirle questo nome in base alle dimensioni evidenziate dalle linee di contorno, che indicano una larghezza significativa in proporzione alla lunghezza, caratteristica tipica di una chiesa a più navate.

Ci poniamo allora la domanda su quale potesse essere il rapporto funzionale con l'edificio retrostante che è stato successivamente inglobato nella nuova chiesa. È plausibile ipotizzare che tale costruzione potesse fungere da transetto della basilica, situata in posizione terminale secondo lo schema tipico delle chiese a croce commissa. In alternativa, potrebbe anche aver svolto una funzione di supporto al luogo di culto, come ad esempio sacrestia, casa parrocchiale, ufficio o deposito di arredi sacri e simulacri.

Potreste domandarvi perché, sulla mappa, la sagoma della basilica non sia evidenziata in marrone come gli altri edifici presenti. La risposta è che si tratta semplicemente di una scelta di rappresentazione tipografica: è stato tracciato solo il perimetro dell'edificio di culto e lasciata in bianco l'area occupata, in modo da sovrapporvi una croce ben visibile che ne sottolinei la funzione.

Per confermare questa ipotesi, ho effettuato un'analisi più approfondita della planimetria, estendendo la mia osservazione su un'area più vasta del territorio, concentrandomi sulle numerose chiese di Aversa. Durante questa analisi, ho notato che, ad eccezione delle chiese più importanti come la Cattedrale e San Lorenzo, delle quali vengono fornite rappresentazioni dettagliate degli spazi interni e delle strutture portanti, tutte le altre chiese sono raffigurate nello stesso modo della chiesa di Teverola.

Questa osservazione è confermata in modo evidente dalle figure 3 e 4, che rappresentano due stralci della stessa planimetria e, precisamente, i centri storici di Teverola e di Aversa. Da queste immagini emerge chiaramente, oltre a quanto dicevamo, anche la rilevanza planimetrica della basilica di Teverola rispetto alla moltitudine di chiese presenti nel territorio.  

In sintesi, considerando le osservazioni e i ragionamenti svolti, possiamo dedurre che l'antica chiesa di San Giovanni Evangelista, menzionata anche nella relazione del cardinale Ursino per la “ricca decorazione ad affreschi”, era posizionata lungo la bisettrice dell'angolo formato da via Garibaldi e via Cavour. La sua facciata, presumibilmente, si affacciava sulla piazza antistante, ed era visibile da ogni punto. L'attuale chiesa è stata probabilmente costruita mediante la ristrutturazione e l'ampliamento del transetto originario, per cui ha disposizione trasversale e prospicienza obliqua su via Garibaldi, in parte corretta da opportuni artifici costruttivi.

    

  

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